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Geoingegneria: la casa bianca pubblica un rapporto sui benefici
Il governo USA studia Geoingegneria, misure nello spazio di rilfessione solare del pianeta per raffreddarlo
Geoingegneria la casa bianca pubblica un rapporto sui benefici
NOAA GeoIngegneria: Lancio di un pallone di ozono con la sonda
La Casa Bianca ha espresso un “sostegno misurato” all’idea di studiare il blocco parziale dei raggi solari diretti verso la superficie terrestre,
una controversa pratica di geoingegneria concepita come potenziale soluzione al riscaldamento globale. Lo scrive il quotidiano “Politico”, che
riporta i contenuti di un nuovo rapporto della Casa Bianca. Stando al documento della presidenza Usa, “un programma di ricerca in merito alle
implicazioni scientifiche e sociali della modificazione delle radiazioni solari (Srm) consentirebbe di assumere decisioni meglio informate in merito
ai rischi e ai benefici della Srm come componente della politica climatica, assieme a elementi fondamentali di mitigazione dei gas serra e
adattamento”. Il rapporto sostiene che “la Srm offre la possibilità di raffreddare significativamente il pianeta nell’arco di pochi anni”.
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La posizione assunta dalla Casa Bianca in merito alla geoingegneria è diametralmente opposta a quella recentemente espressa in proposito dall’Unione
europea: un rapporto pubblicato la scorsa settimana dalla Commissione Ue mette in guardia dalle “conseguenze accidentali della manipolazione del
sistema planetario”, sostenendo che “i rischi, le ricadute e le conseguenze impreviste poste da queste tecnologie sono scarsamente comprese, e le
regole, le procedure e le istituzioni necessarie non sono state sviluppate”. Il rapporto avverte che pratiche di geoingegneria come la Srm
potrebbero “introdurre nuovi rischi per le persone e gli ecosistemi, aumentare gli squilibri energetici tra Paesi, innescare conflitti e sollevare
una miriade di questioni etiche, legali, di governance e politiche”.
Il progetto di geoingegneria solare denominato SCoPEx è nato nel 2012, e vede tra i massimi finanziatori Bill Gates, tornato alla ribalta
dopo la notizia, riportata dal quotidiano Politico, dell’apertura della Casa Bianca allo studio del programma portato avanti dall'università di
Harvard, con l’obiettivo di valutarne vantaggi e svantaggi.
L’Agenzia Spaziale Svedese collaborerà nel progetto, che sarà avviato a inizio estate nella cittadina scandinava di Kiruna. Nel primo step
viene lanciato un pallone aerostatico pieno di equipaggiamento scientifico ad un’altezza di 20mila metri da terra, per testare la possibilità di
manovrarlo e controllare la strumentazione al suo interno da una tale distanza.
Lo step successivo sarebbe quello di rilasciare nell’atmosfera una quantità moderata del carbonato di calcio oggetto dello studio, il quale dovrebbe
avere caratteristiche riflettenti “pressoché ideali”, ed inviare il laboratorio volante dentro il pallone aerostatico nel mezzo dell’aerosol per
capirne e studiarne le reazioni chimiche e dinamiche nell’atmosfera.
Anche al lettore meno ferrato in ambito scientifico o ambientalista certamente non passeranno inosservate le potenziali criticità di questo tipo di
intervento. Tuttavia, secondo gli scienziati, potrebbe funzionare. Secondo il responsabile principale dello studio, Frank Keutsch, il composto di
carbonio non dovrebbe avere nessun effetto avverso ma “l’unica cosa che dovrebbe fare è diffondere la luce e così raffreddare il pianeta”.
L’obiettivo del progetto non è quello di essere una alternativa alla transizione green, ma nel comunicato di Harvard è spiegato che “anche se
riuscissimo a fare sforzi enormi e abbattere tutte le emissioni di CO2 entro il 2050, portandole a zero, il problema del riscaldamento globale non
cesserebbe completamente”. Rimarrebbe da scongiurare insomma il danno ormai già fatto, come il rischio di un totale scioglimento dei ghiacciai.
L’obiettivo di SCoPEx, quindi, è quello di trovare uno strumento di emergenza che l’umanità potrebbe utilizzare nel caso ci fosse bisogno di
soluzioni efficaci ed immediate.
Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change il Progetto SCoPEx potrebbe abbassare la temperatura del pianeta, per un prezzo complessivo
massimo di dieci miliardi, di 1.5° centigradi. Un risultato ragguardevole, se si pensa che uno degli obiettivi fondamentali degli accordi di Parigi
sul clima era quello di limitare l’aumento della temperatura globale proprio sotto la soglia dei 1.5° centigradi, ed è gravemente a rischio di essere
mancato.
C’è anche qualche evidenza storica che indica che l’idea di spargere polveri riflettenti nell’atmosfera potrebbe funzionare. Le eruzioni vulcaniche
possono causare nuvole di ceneri che bloccano la luce solare, come è accaduto nel 1815 in Indonesia, quando il vulcano Tambora con la sua eruzione
causò un’annata senza stagione estiva, ma anche più recentemente nel 1991, quando una eruzione vulcanica nelle Filippine abbassò la temperatura di
tutta la Terra di 0.5° per quell’anno.
Occorre però riconoscere anche il potenziale pericolosissimo di questa iniziativa. Le polveri eruttate dai vulcani hanno raffreddato la terra ma
hanno anche causato carestie nel 1815, e contribuito alla siccità nella regione africana del Sahel. Gli ultimi anni hanno certamente dimostrato
come la rottura del delicato equilibrio climatico globale possa portare a conseguenze tanto repentine quanto distruttive, nonché sempre più
devastanti per le regioni meno ricche della terra.
I rischi, insomma, sono sconosciuti ma è ben chiaro che non siano ignorabili. Anche per questo motivo la ricerca scientifica nel campo della
geoingegneria è bloccata da anni, impantanata nelle controversie e nei dilemmi morali. Accanto ad inattesi cambiamenti metereologici e climatici,
infatti, c’è anche il rischio che la scoperta e la promozione di tecnologie come quella studiata dal progetto SCoPEx possano essere interpretate
come un via libera a continuare a trattare il pianeta come è stato fatto nell’ultimo secolo, distogliendo l’attenzione dallo sviluppo sostenibile e
dalla transizione ecologica.
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